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Il volume presenta un'indagine critica de "Il Suicidio", uno dei lavori più famosi di Émile Durkheim, pubblicato nel 1897, e uno tra i primi esempi importanti e complessi di ricerca empirica in sociologia. "Il Suicidio" è concepito da Durkheim - più di ogni altra sua opera - come esemplificazione riuscita della validità della sua teoria sulla "natura" essenzialmente sociale dei fenomeni della società. Il testo mira a ricostruire il contributo che l'opera fornisce all'impianto epistemologico e metodologico promosso dal sociologo francese nel corso dei suoi lavori sociologici. Rispetto agli altri testi dei tanti studiosi che si sono interessati a "Il Suicidio", questo volume di sofferma soprattutto sugli aspetti metodologici dell'opera, concentrandosi in particolare sul modo in cui Durkheim conduce l'analisi dei dati, al fine di mostrare come la visione epistemologica dell'autore influenzi le scelte metodologiche che hanno indirizzato la sua ricerca, le generalizzazioni presenti nell'opera e la formulazione di concetti e asserti sulla realtà. Lo scopo ultimo di questa riflessione sarà far emergere la grandezza de "Il Suicidio" e, al contempo, i suoi limiti, al fine di argomentare come sia stato proprio il "credo" epistemologico del sociologo francese a limitare nel complesso l'innovazione del suo approccio analitico."